S. Maria in Blesiano

 La chiesa di S. Maria in Blesiano, intitolata poi alla Madonna dell'Assunta, sorge sull'antico territorio vestino di Pescosansonesco, ai piedi del monte Queglia su di un tempio pagano dedicato a Diana, nel luogo di un "pagus" romano-italico chiamato Blesianum, termine di indubbia derivazione latina, trasformato nella tradizione orale in Ambrosiana.

I resti dell'antico insediamento, venuti alla luce durante i vari controlli archeologici dei lavori eseguiti, risalgono ad un'epoca compresa tra l'età del ferro ed il periodo italico con fasi sinora identificate fino al primo secolo a.C..

La chiesa fu costruita intorno all'anno 1000 da Sansone di Rinaldo in onore di Santa Maria come chiesa propria e privata per esplicarvi le funzioni battesimali e sepoltuarie.

Il cronista di Casauria riferisce  che l'abate Guido non tollerava che in una struttura religiosa eretta da laici ed in territorio monastico, si tenessero funzioni sacre senza il suo consenso, ma non la distrusse per riverenza verso il nome di Maria, madre di Dio, anzi la consacrò lasciandovi un suo monaco di nome Francone per custodirla e governarla.

Il successore di Adamo I, cioè il monaco benedettino Giovanni di Berardo, concede nel 987 a Rainaldo, figlio di Sansone, una vasta estensione di terreno di 150 mogge, tra Pesco e Castiglione, e Rainaldo per la salvezza della sua anima e quella dei suoi figli, dona al Monastero casauriense la chiesa dedicata a S. Maria in Blesiano con annesso il suo vasto tenimento di terreni siti nella "Curtis" Blesiana, la cui sede è stata identificata nei resti di una villa romana "Curtis de Blesiano" in località Le Prate di Cucciòlo.

Nel Medioevo questa chiesa ebbe grande fama per il monastero che l'affiancava, grazie alla presenza dei monaci benedettini.

Nel 1324 conservava ancora la cura parrocchiale sull'intero territorio di Pescosansonesco, nonostante fosse ormai sorto da tempo fine X° secolo il nuovo villaggio medioevale con la chiesa di San Giovanni Battista.

Nella seconda metà del XV° secolo fu dichiarata abbazia soggetta al Monastero di Casauria ed ebbe il titolo di "prelatura nullius" con giurisdizione su Pescosansonesco e Corvara fino al 1780, anno in cui i due paesi furuno reintegrati a S. Clemente a Casauria.

Ferdinando IV, dopo il 1796, per provvedere ai bisogni della guerra contro Napoleone, ordinò la vendita dei beni del "R.Padronato" e mise in vendita anche la chiesa di S.Maria in Blesiano con il suo tenimento che nel 1807 fu acquistata dal marchese De Petris di Castiglione.

In questo periodo cadde nell'abbandono e crollata l'abside, la cripta sottostante nascosta dalle macerie servì, nel 1860, prima come ricettacolo dei briganti, poi fu stalla per le pecore.

Il Municipio di Pescosansonesco con deliberazione del 5 agosto 1921, rese noto il grave stato di degrado in cui versava la chiesa per sollecitare gli interventi del Ministero della Pubblica Istruzione, trattandosi di opere di indubbia importanza archeologica, ma in risposta si ebbe solo l'aiuto dei cittadini che risultò insufficiente.

Nel 1934, nelle immediate vicinanze della chiesa, fu costruito il nuovo centro abitato chiamato Pesco Littorio, per le famiglie danneggiate dalla frana che l'11 febbraio dello stesso anno colpì gran parte del centro storico e, nell'estate del 1935 iniziarono finalmente i lavori di restauro e ricostruzione della Chiesa di Santa Maria dell'Assunta, seguendo lo stile originale e con la riutilizzazione del vecchio materiale ancora esistente.

Infatti, su di una pietra murata nella facciata si può osservare l'iscrizione di una importante epigrafe vestina menzionante alcuni magistrati incaricati di particolari riti religiosi ed appartenenti ad importanti famiglie italiche locali: Vetis, Aninies e Saries

E nella zona circostante, durante gli scavi veniva inoltre segnalato il ritrovamento del cippo sepolcrale di C. Aninio Filadelfo, uno dei liberti dell'Aninio suddetto.

I lavori subirono una lunga sosta nel 1936 e terminarono nell'autunno.

Si può affermare però che la chiesa così restaurata interamente in pietra, come nel passato, può definirsi un piccolo gioiello.

All'esterno si presenta senza  grandi ornamenti. Il campanile è a vela, secondo le caratteristiche della Scuola Casauriense.

Il portale è molto semplice. Ai lati si notano due colonne per parte, su cui poggiano due archi concentrici che vanno a formare una lunetta cieca senza decorazioni.

In asse col portale, più in alto, è situato un rosone e alle pareti laterali e absidali si aprono delle finestrelle simili a feritoie che servono ad ornare e a dare luce all'interno.

Entrando notiamo sulla destra una preziosa acquasantiera retta da colonna e capitello antichi rovesciati.

Nell'abside possiamo ammirare l'antichissima statua in terracotta della Madonna con Bambino del XV° secolo.

Sulla parete al di sopra del portale sono venuti alla luce i resti di  un affresco del 1300 raffigurante il "Giudizio Universale".

Attraverso una scalinata interna, posta sul lato destro della navata, si accede alla cripta, che può considerarsi la parte più interessante dell'edificio. Essa corrisponde al transetto e all'abside; una fila di colonne la divide in dieci campate quadrate, oltre a quella absidale, coperte da volte a crociera, formate con blocchi di calcare spugnosi, che per mezzo di archi perimetrali ricadono su colonne e capitelli, mentre sulle pareti si appoggiano a mensole, stile questo non comune nella storia dell'architettura abruzzese.

Al centro dell'abside è situato un altare , un tempo ara per i sacrifici a Diana.

La pavimentazione della cripta è di pregevole fattura ma purtroppo in un avanzato stato di deterioramento, per cui necessita di un tempestivo intervento di restauro.

La Parrocchia, con i contributi della Regione e con offerte dei fedeli, è riuscita a far eseguire (con la direzione e la sorveglianza della Soprintendenza ai beni archeologici, artistici e storici) i lavori di consolidamenti murari , di revisione generale del tetto e a fornire di impianto luce per la fruizione e la valorizzazione degli ambienti.

L'accesso alla cripta è consentito anche dall'esterno, attraverso un semplice portale romanico, ai cui lati si possono ammirare due rosette a sei foglie, scolpite su piccoli blocchi di pietra.